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Internet e nuovi siti

  Internet è un mare magnum virtuale che circonda e accompagna i giorni e le notti di milioni di individui: prescindere dalla mole di informazioni che vi sono racchiuse è impossibile. Ancor di più è faticoso orientarsi negli argomenti e discernere, con ragionevolezza, tra essi cosa merita attenzione e approfondimenti. Restano , in questo contesto, aperte le questioni delle fake news, dell'uso non consono del linguaggio, di fenomeni quali il body shaming, del bullismo e solo per citarne alcuni.   La rete pare abbia inverato la profezia di   Heidegger     solo che la " chiacchiera" (diventata  chiacchiericcio) e il "si dice" si sono sviliti: altro che "deiezione" come scrive il filosofo di "Essere e Tempo": siamo in un oltre indefinibile. Ben vengano , allora, siti che stimolano il dialogo , la parola ponderata, i temi ben trattati.  Il sito  https://www.giacintoplescia.it   è tra questi: con garbo e leggerezza restituis

GIACINTO PLESCIA: ONTOLOGIA DELL''OPERA D'ARTE


 


L’Ontologia dell’Opera d’Arte dis-velerà un Sentiero Ininterrotto attraversante sia la Matesis Topologica, sia la Technè Epistemica, sia l’Epistemè abbandonata dall’Ontologia classica al Nihilismo senza orizzonte, senso e salvezza. 

Purtroppo per gli artefici dell’oblio dell’Ontologia dell’Opera d’Arte, quella presenza si dispiega anche nelle Fondamenta del Pensiero Calcolante della Technè e nella Decostruzione Ermeneutica e, fin’ anche, nell’Ontologia classica.

La Nuova Epoca sarà caratterizzata dal discoprirsi della Radura ove soggiorna l’Essere libero dall’Imperativo Categorico della Volontà di Potenza dell’Epistemè e dalle necessità del Pensiero Calcolante, adeguante meccanicamente, l’Essere alle Entità o alla Mondanità Ontica.
Nel suo discoprirsi, l’Ontologia dell’Arte lascia, invece, l’Essere libero in tutti i campi del sapere.


L’Ontologia dell’Opera d’Arte discopre la Fondatezza della Differenza Ontologica presente sia nell’Essere che nell’Esserci delle Entità prima che esse vengano comprese dalle Epistemiche della Mondità.

Le Epistemiche Mondane gettano l’oblio solo per comprendere la verità dell’Ente. 

L’Opera d’Arte non sarà mai solo l’Entità Epistemica infinitamente interpretabile secondo l’Ermeneutica narrativa, ma discopre, sempre presente, la Differenza Ontologica dell’Essere. 

L’Essere Opera d’Arte sarà così libera dalle Entità e dal Niente, per essere solo opera, senza Tecnica né Epistemica.

C’è una Verità Epistemica fondata sui modelli della Matesis e una Verità Ermeneutica narrativa c’è una Differenza Ontologica nell’Ontica della Verità. 

L’Opera d’Arte si dà quale Essere che re-esiste nella Radura Abissale: per re-esistere quale Opera d’Arte non necessariamente Epistemica, Ermeneutica o Ontica ma autenticamente Ontologica o Ontopoietica.

L’Arte per Esserci o l’Arte-per-la-Mondanità privilegia sempre e comunque l’Ontologia del presente e si adegua alla Verità Epistemica del Mondo.

Si comprende l’originalità dell’Opera d’Arte: la sua Destinanza Ontologica non subisce mai la "Dettattura" Epistemica dell’Essere dell’Ente.

Quella eventualità può essere tangente alla Technè ma mai decostruire l’Essere Arte.

L’Ontologia dell’Opera d’Arte non sarà mai una semplice estetica dell’Esserci giacché i sensi sono dispiegamenti dell’Esserci e possono solo percepire le Entità Ontiche.

La Verità Epistemica o Ermeneutica si adeguano alle Verità, la Verità dell’Opera d’Arte disvela l’Essere delle entità e non solo.

L’Esser-Arte, invece, eventua l’Aletheia Ontologica quale messa in opera dell’Essere nell’Opera d’Arte.

Solo la Verità messa in opera dall’Opera d’Arte, discopre sia l’Ermeneutica sia l’Epistemica Ontologica dell’Essere Arte dell’Essere.

Mai la Verità tramonta, è sempre presente nell’Opera d’Arte, nella Werk-Setzen al di là della storia e delle Entità Clonate della Technè.

Come mai solo l’Opera d’Arte riesce a trascendere il corso della storia o della Temporalità? 
Tra le tante ipotesi quella più ontologica è la messa in cura della Verità dell’Essere.

L’Essere in opera lascia libertà d’essere all’Arte, ed al Mondo; lascia libero il Nihilismo della Tecnica di clonarsi: senza decostruirsi nella sua Gestell, nella sua struttura ontologica.

Solo la WerkSein, la messa in opera dell’Essere dell’Arte, consente al Musagete di accogliere l’ascolto dell’Opera d’Arte. 

Solo il Musagete dis-vela il mistero o l’enigma dell’Opera d’Arte.

L’Arte ama nascondersi ma nel medesimo istante, per paradosso epistemico o ermeneutico, l’Esser-Arte ama dis-velarsi, ama discoprire la sua Radura Abissale, la sua Physis ontopica, la sua Gestell Ontokronokairologica.

Con l’EsserArte si eventua la disascosità dell’Aletheia mai adeguata onticamente, epistemicamente, ermeneuticamente: sempre sottratta all’evidenza della Mondità ma visibile alla contemplazione del Musagete.

Quando si legge o si ascolta una poesia, quando si contempla un’immagine, quando l’inaudito aleggia dal talento del Musagete: è all’opera la verità dis-ascosa della dis-in-veratezza dell’Esser-Arte.

In origine ci fu una Ontotopia della Gestell ove si eventuò l’Epistemica e l’Ermeneutica Ontologica mai scomparsa nei dispiegamenti dell’ "Essere-Creata" dall’Arte, anzi lì custodita dalle incursioni della Volontà di Potenza dell’Epistemica Ontologica.

Quella presenza impera e sottrae, nel corso del tempo, l’Ontopoietica Epistemica per attuare la Morfogenesi della Tecnica, dell’artigianato, del saper fare mondano  e clonante.

Solo così l’Epistemica e l’Ermeneutica si dispiegano quali immagini della storia della Mondità.

Quell’Evento inaugura l’Oblio dell’ "Essere-Creata"dall’Essere quale Opera d’Arte dell’Essere per essere solo Opera d’Arte della Technè, prima, e della Tecnica artigiana poi.

E' l’Oblio dell’ "Essere-Creata" dall’Essere Opera d’Arte che si dà quale Fondatezza della Technè Epistemica e tutt'ora impera.

L’ontoepistemica non si svelò mai nel pensiero e nell'ontologia classici, men che mai nell’epistemo -logia ermeneutica, giacché si è sempre conservata criptata e custodita nell’essere dell’opera d’arte. 

Solo con l’eventuarsi del pensiero poetante si consentì all’ontoepistemica d’essere com-presa anche dall’esserci-pensante oltre che dal musagete poetante.

Il dis-oblio dell’ontoepistemica consente l’insorgere di una nuova meta-epistemè-technè quale nuova metafisica-technè o in continuità con quella?

Fin'ora il disoblio dell’ontoepistemè non ha ancora consentito nessuna meta epistemologia ermeneutica giacché la com-prensione dell’essere opera d’arte non si lascia irretire nel fondamentalismo metafisico-epistemologico-ermeneutico.

Nel corso della temporalità, la metaepistemica non si è mai disvelata o si è discoperta, assentemente presente, solo nell’esserci pensante del pensiero poetante quale com-prensione dell’essere dell’entità dell’opera d’arte.

È possibile che la metaepistemica consenta la messa in opera di un nuovo meta-paradigma epistemico-ermeneutico.

Si pensa alla nuova forma ontodinamica dell’ontoimagine, anche nella sua essenza frattale o infinite -sima-infinita-asintotica prossima alla quantica kronotopia planckyana.

Forse da lì potrà sorgere una nuova meta-epistemica della technè, tale da consentire l’emergere di un meta-paradigma aldilà della classica metafisica-ermeneutica-epistemica.
Un evento, però, ancora ancorato nel pensiero dell’essere.

Ma l’ontoepistemica che c’è già e si dispiegherà solo quale comprensione della physis e della mathesis ontoparadigmatica, mai esisterà un paradigma ontologico per disvelare l’essere opera d’arte.

Il musagete com-prende poeticamente disepistemicamente: mai cerca di affermare o imporre un metaparadigma per la comprensione della physis e della matesis.

C’è un’ontosonanza e un ontovisione che si eventua alla presenza ontoepistemica del musagete. 

L’ontovisione dell’essere è la visione ontologica dell’esser-arte, la risonanza ontologica dell’aletheia dell’essere compresa solo dall’ontorisonanza del musagete.

L’epistemica o l’ontica negano l’evidenza e l'esistenza di quella comprensione: l’esistenza dell’ontovisione e ontosonanza giacché, per loro, l’unica visione possibile è quella della mondità.

Né il pensiero classico, né l’ontologia classica heideggeriana hanno disvelato quell’oblio, né la meta-epistemologia quantica o frattale, probabilmente egemone nel futuro, dispiegherà.

Si è già oltre l’epistemologia classica grazie alla presenza del meta-paradigma della physis quantica del vuoto immaginario, morfogenesi della matesis negativa o immaginaria, quale possibile paradigma della metaepistemica futura

L’opera d’arte si com-prende e ci com-prende: è l’Ontoepistemica dell’immagine che si discopre giacché l’Epistemè-Technè  ha gettato l’oblio sulla loro ontogenesi per lasciare affermare la com-prensione della volontà di potenza imperativa, degli ideali epistemici, della morfologia delle entità mondane. 

L’Opera d’Arte non sarà mai solo l’Entità-Epistemica interpretabile secondo l’Ermeneutica narrativa, ma discopre, sempre presente, la Differenza Ontologica dell’Essere, l’Aletheia dell’Essere.

In quella Differenza, l’Opera d’Arte dis-vela sempre l’Ontologia della Physis quale verità della natura dell’Essere o Aletheia dell’Essere-nella-Physis.

L’Opera d’Arte non sostiene in sé la presenza della-non-Verità o la non Aletheia, quale oblio dell’Essere.

Per tale pregnanza, non sarà mai semplice Epistemè della Gegenstand delle Entità del Mondo che si eventuino quali Intenzionalità della Temporalità Cronologica epistemica futura.


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