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Ponte Vecchio Firenze di Giacinto Plescia

 

La memoria, la coscienza e la mente estetica


LA MEMORIA, LA COSCIENZA E LA MENTE ESTETICA


La coscienza, la memoria e la mente estetica

La mente è la questione per eccellenza, è il πρόβλημα ancora davanti a noi nel senso proprio di ostacolo insuperato e controverso.

Il problema della mente sembra un paradosso costruito ad arte: da un lato, abbiamo esperienze continue, stratificate e, dall’altro, un mondo fisico composto di campi, oggetti, eventi e geometrie e resta indecidibile la risposta alla domanda su ”cosa sia la coscienza, il pensiero, e quali siano le relazioni tra mente, cervello e mondo”.

I modelli dualistici, rappresentazionali e riduzionisti della mente

Il pensiero filosofico ha oscillato tra polarità dualistiche e riduzionistiche nel tentativo di spiegare la mente e la coscienza: dalla scissione tra res cogitans e res extensa di Cartesio ai modelli fisicalisti, la mente è stata pensata ora come entità immateriale e separata, ora come funzione biologica o come epifenomeno dell'attività neurale.

La scienza ha cercato di far coincidere queste due dimensioni postulando rappresentazioni, pattern neurali o emergenze computazionali ma il problema della coscienza resta un nodo gordiano senza alcuno capace di scioglierlo ovvero reciderlo.

L'errore sistematico, ontologico del pensiero è l’idea che la mente sia il centro del vissuto, un perno attorno a cui ruota l’esperienza mentre la mente non è un oggetto, ma relazione in atto.

Il logos, piegato procedure, competenze, 'valori' intesi, tout court, come risultati di competizioni economiche o di performance della macchina, oscura e fa perdere di vista altre forme del pensare: l'arte, la poesia, il racconto, il teatro, la musica e il valore - questo sì - dell’intuizione, dell'immaginazione, di quelle illuminazioni che non sono forme 'secondarie' e inferiori al pensiero tecnico-scientifico ma altro da esso: atemporali, irriducibili alle tecniche e intrecciate alle esistenze di ognuno e che possono governare un apparato tecnologico incapace di fornire risposte all'esistere.

Un’estetica della mente

L’arte, l’intuizione, l'immagine, la poesia sono forme e modi primari, originari, ontologici della mente non derivazioni culturali ma 'attanti cognitivi', sono l'”altro” pensiero e “luoghi” in cui la coscienza mostra la sua struttura: sono un nodo di intensità e di coerenza che genera mondi.

Questa altra modalità di essere dell'umano e, segnatamente, il pensiero poetico sono più radicali di quello scientifico.

La mente è estetica, non nel senso debole del termine come decorazione, ma nel senso forte ed etimologico di aisthetikos quindi non è solo un sistema logico-funzionale o computazionale.

La creazione artistica, non è ripetizione ma slancio vitale, élan vital, cioè emergenza del nuovo che non può essere dedotto da ciò che l’ha preceduto, è un superamento del determinismo, una fenditura attraverso cui l’essere può ancora “inventare” sé stesso tuttavia, questo non accade non nel soggetto, ma nell’evento ontopoietico dell’opera: la forma non è solo durata, ma destinanza.

Il tempo come evento e la coscienza, la memoria e la mente estetica

In questa visione è netto il rifiuto della concezione oggettiva e meccanica del tempo che diventa evento, tempo incarnato nella parola poetica e l’opera d'arte è durata, forma che emerge non per causalità ma per attanza: il tempo si trasforma in estetica poetica del presente. “Ogni parola che nasce porta con sé l’infinito del tempo che l’ha generata”. (Plescia)

Ogni parola è traccia di un tempo che accade nel dire sé stesso: «Il ricercatore, è al tempo stesso anche il paese oscuro dove deve cercare e dove tutto il suo bagaglio non gli servirà a nulla. È di fronte a qualcosa che non esiste ancora e che solo lui può rendere reale. Cercare? Non soltanto: creare». (Proust)

Il tempo-poesia non misura ma intona, in questo senso si oppone tanto al tempo cronos quanto a quello teologico-lineare: è il tempo dell’Estraneo di Hölderlin e della temporalità deleuziana che rifiuta ogni concezione cronologica in favore di un tempo della differenza e del divenire.

L'ontokairosia e l'ontocronia

La metafora dello “srotolamento del passato verso il rotolamento del futuro” rappresenta la visione lineare, continua e progressiva del tempo che si dispiega in modo sequenziale, con un passato che si accumula e un futuro che si avvicina: è il tempo della scienza.

Bergson, in contrasto con la concezione fisico meccanicistica del tempo, distingue tra il tempo spazializzato della scienza, la successione di istanti che è spazio omogeneo, calcolabile, misurabile e divisibile ed il tempo vissuto della coscienza che chiama “durata” : un flusso continuo e indivisibile di esperienza, in cui passato, presente e futuro si compenetrano e fondono nel tempo vissuto.

Esistono due piani temporali distinti: il tempo cronologico dell'epistemica e quello dell'opera d'arte che è singolarità e non misurabile, è la differenza tra l'ontokairosia e l' ontocronia.

La kairoslogia dell’arte si oppone all’ontocronia, dalla distinzione tra ontocronia e ontokairosia origina una topologia temporale dell’opera d'arte: l'opera d'arte non è mai un’entità chiusa, essa si dà in un tempo proprio, coincidente con il momento kairologico del suo “dis-velarsi”.

Se Bergson contrappone il tempo vissuto al tempo spazializzato della scienza,  la kairoslogia dell’arte su oppone all’ontocronia tecnica della mondanità.

Nel tempo di Bergson e Proust come esperienza vissuta ritroviamo noi stessi: siamo vita, cose e memoria.https://www.instagram.com/p/DMHQaODK-fQ/?utm_source=ig_web_copy_link&igsh=MzRlODBiNWFlZA==

Il tempo dell'arte: la coscienza, la memoria e la mente estetica

Nell'arte il tempo non è un contenitore o un dato assoluto, non è una sequenza ma la profondità dell'istante e, in particolare, il tempo dell'arte è intensivo qui il presente è un’eco del passato e una soglia sul futuro in cui si accampano memoria e attesa: il tempo è l'“istante che dura.

Le “immagini” di Bergson sono le cose di cui parla Proust: invisibili muri mutano posto in relatività alla forma della stanza immaginata - intorno alle tenebre - e prima che il pensiero riconosca l’abitazione - si ha il ricordo di ogni ambiente, il letto, le porte, l’esposizione delle finestre che si ritrovano al risveglio: la memoria, nel dormiveglia, si configura come chiasma.

Il tempo è intreccio di relazioni, tra parola e silenzio, tra visibile e invisibile.

Il tempo esperienziale

Un’emozione può durare un secondo e cambiare la struttura dell’intera esperienza; un ricordo può affiorare dopo vent’anni e trasformare il presente: il tempo della mente non è lineare ma intensivo e pluristratificato.

Il tempo esperienziale, è il tempo vissuto e qualitativo della coscienza in atto: è la durée réelle, il tempo come durata reale, una creazione ininterrotta ed irriducibile alla misura: «Mi portai alle labbra un cucchiaino di tè dove avevo lasciato ammorbidire un pezzetto di madeleine. Ma, nello stesso istante in cui quel sorso frammisto alle briciole del dolce toccò il mio palato, trasalii, attento a qualcosa di straordinario che accadeva dentro di me ... questa essenza non era in me, era me stesso.»

Poust è alla ricerca del senso del tempo vissuto: il proprio ma anche il nostro: «Di colpo, m’aveva reso indifferenti le vicissitudini della vita, inoffensivi illusoria la sua brevità, allo stesso modo in cui agisce l’amore... Donde mi era potuta venire questa gioia potente? Donde veniva? Che significava? Dove afferrarla? È chiaro, la verità che cerco non è in essa, ma in me. Il tè l’ha risvegliata, ma non la conosce. Depongo la tazza e mi rivolgo al mio spirito. È compito suo trovare la verità. Ma come?»

L'élan vital, lo slancio vitale, coglie l’Essere come in Proust nel suo fluire incessante come un nuovo πάντα ῥεῖ eracliteo: «Il fatto che lo scampanellio c’era sempre e che così, tra di esso e l’istante presente, c’era tutto questo passato trascorso in modo indefinito, che io non sapevo di portare con me. Quando c’era stato lo scampanellio io esistevo già e, in seguito, perché io lo udissi ancora, era necessario che non ci fosse stata discontinuità, che neanche per un istante io prendessi riposo, io cessassi di esistere, di pensare, di avere coscienza di me».

La mente immaginante e la coscienza, la memoria, la mente estetica

La mente come evento esperienziale estetico-ontologico, può essere letta come “campo di generazione estetica di realtà” dove l’immaginazione agisce da operatore ontogenetico.

L’immaginazione non è una fuga dalla realtà, ma una modalità alternativa del suo darsi.

Si può ben parlare di una mente immaginante che è una variazione geometrica dello spazio vissuto, le sue “forme” sono configurazioni topologiche derivate da 'onde', influssi, e risonanze in azione.

Quando immagini un elefante rosa, non crei un’irrealtà: ricombini intensità passate, plasmi uno scenario reale attraverso il campo di memoria e possibilità che costituisce un'interfaccia spazio-temporale.

In particolare, i sogni, le allucinazioni, la memoria non sono mondi fittizi, ma percezioni distribuite temporalmente,

Il soggetto, il vissuto e il mondo

Mente e mondo esterno non sono entità separate.

Il corpo è nodo nelle connessioni mente-mondo e la mente è nodo di una rete dinamica che coinvolge ambiente, vissuti e fisicità​.

La mente concepita come evento configurazionale di relazioni dinamiche tra soggetto, corpo e mondo, è una riformulazione del modo in cui pensiamo: una rifondazione ontologica-cognitiva della mente, della coscienza e della loro relazione col mondo.

Non più la mente come contenuto, ma come evento geometrico, configurazione estetica, dispositivo quantico di relazioni.

Come nella quantistica, anche nella mente la realtà è costituita da potenzialità relazionali, configurazioni in atto più che oggetti stabili.

I processi mentali sono visti come entanglement e come discontinuità locali in un campo di coerenza spazio-temporale.

In questa visione, la mente è un campo di coerenza, interferenza dove eventi e intensità interferiscono invece di una sequenza lineare di stati (come nei modelli computazionali): la mente è un insieme di relazioni spazio-strutturali è una configurazione emergente delle relazioni e dall'interazione tra vissuti soggettivi e la realtà ambientale.

Se la realtà è fatta di potenzialità relazionali e divenienti simili alle onde di probabilità, da configurazioni in atto più che da oggetti stabili, allora la mente è un campo di coerenza quantica, dove eventi e intensità interferiscono: è un plesso quantistico di potenzialità.

L’”ordine implicato” della realtà contiene strati simultanei di processi (D. Bohm) e la coscienza è il luogo in cui il tempo forma onde di possibilità, attrattori, singolarità.

E' immaginabile coniugare il modello con il concetto di campo morfogenetico quantico per unificare fenomeni mentali, fisici e cosmologici.

Il pensiero: la coscienza, la memoria, la mente estetica

Che cos’è allora il pensiero? È una singolarità geometrica, una biforcazione locale nello spazio-tempo esperienziale.

Il pensiero non è né rappresentazione né funzione, ma costituzione del mondo come intensità è una singolarità geometrica, una biforcazione locale nello spazio-tempo esperienziale.

Il luogo del pensiero è la configurazione dello spazio-tempo vissuto: ogni pensiero, ogni immagine, ogni emozione è un evento di torsione dello spazio esperienziale” è una singolarità locale in una rete continua di processi: il luogo è funzione della relazione, non un’unità di misura assoluta.

In questo senso, sei un’onda localizzata in una superficie: una biforcazione che oscilla tra diversi stati possibili: veglia, sogno, desiderio, immaginazione.

L'altra mente

Non vi è una mente come entità interna separata e distinta dal mondo, la mente non è “sostanza pensante” né un organo o una 'proprietà' o un epifenomeno del cervello né un’illusione cognitiva: non è un luogo, né un contenitore-contenuto.

La topologia consente di rappresentare le transizioni tra vissuti e la loro connessione con il mondo esterno e di descrivere le relazioni dinamiche tra mente, corpo e mondo.

La mente è una regione topologica del reale che si struttura in funzione del corpo, è un evento configurazionale di relazioni dinamiche tra soggetto, corpo, mondo,​ temporalità: una superficie multidimensionale in divenire è l’interfaccia del divenire tra spazi eterogenei, una soglia che collega, e separa.

Pertanto, la mente come struttura e configurazione spazio-temporale relazionale emerge in modo topologico, un evento del reale non una sua duplicazione: uno stato di risonanza, un nodo nelle connessioni mente-mondo.

Di conseguenza non esiste un soggetto come contenitore di stati mentali e un mondo-oggetto solo da osservare, il soggetto non è un 'dentro' ma un 'vortice' di coerenza temporale: esiste una superficie di pieghe e transizioni.

L'esperienza, i vissuti si dispiegano in una 'superficie' concreta che è lo spazio-tempo di ognuno: il mondo fisico accoglie, individui, oggetti che sono nodi di una rete che è la vita.

In breve, la mente non è solo un sistema logico-funzionale, ma una forma esperienziale: ogni esperienza mentale è un continuum di entità, eventi e temporalità non separabili.

La rottura del paradigma classico

Il MTM non riconduce la coscienza all’identità tra percezione e oggetto ma la considera come evento topologico e la mente come l’insieme delle condizioni geometriche secondo cui l’oggetto si dà: così, percepire una tazza non è avere un’immagine mentale, né essere identici alla tazza stessa ma costituire la tazza come evento spaziale attraverso il corpo.

In contrasto con la tradizione cartesiana o cognitivista non esiste separazione tra soggetto e oggetto, tra dentro e fuori, ci sono solo superfici di relazioni, intensità: questa ipotesi teorica è una cesura con la metafisica del soggetto e con i modelli interioristi, sostanzialistici e rappresentazionali della mente.

Questo modello rifiuta il riduzionismo materialista che identifica la mente con il cervello, implica un non-dualismo strutturale simile a quello di Spinoza, ma reinterpretato in chiave topologica e quantistica.

Il MTM potrebbe essere visualizzato come una rete dinamica, con punti e connessioni tra esperienza, corpo e mondo: possiamo immaginare che certe configurazioni siano “attrattori stabili” e che alcune transizioni siano governate da “catastrofi” ovvero cambiamenti improvvisi nella percezione, nell'azione o nell'organizzazione corporea, potremmo rappresentare questa rete con superfici che si deformano in base ai vincoli e alle dinamiche tra esperienza, corpo e mondo.

Per esempio, un'interazione tra corpo e mondo potrebbe attraversare un punto di biforcazione dove la stabilità di un comportamento si interrompe e una nuova configurazione emerge (ad esempio, nel processo di apprendimento o nella modificazione della percezione sensoriale).

La coscienza

La coscienza non è qualcosa 'che si ha': la coscienza accade, è un evento che emerge in modo topologico, è una configurazione topologica di relazioni emergente da condizioni di coerenza spazio-temporale: è forma intensiva del reale: non 'si ha la coscienza di qualcosa' ma si esperisce un'esperienza che origina da una varietà di condizioni in uno spazio temporale in presenza o meno di persone.

Di conseguenza, la coscienza non è un'entità fissa o localizzata, ma una struttura che emerge da processi dinamici, è una configurazione dinamica, è il luogo in cui il tempo forma onde di possibilità, attrattori, singolarità: ogni coscienza è una variazione performativa del mondo: la coscienza è un’operazione di 'curvatura': ogni pensiero, ogni immagine, ogni emozione è un evento di torsione dello spazio esperienziale.

Lo stato cosciente non è stabile: è un attrattore dinamico e il luogo è funzione della relazione.

L’esperienza cosciente si dispiega attraverso pieghe, soglie, biforcazioni e connessioni, in cui lo spazio mentale si riconfigura dinamicamente: i bordi sono topologie dell'affioramento coscienziale e richiamano le “pieghe del soggetto” deleuziane.

La mente e le dinamiche cognitive

Il MTM considera pieghe, soglie, tensioni invece di immagini o qualia.

  • Spazi connessi: la mente può essere rappresentata come una varietà topologica in cui gli stati mentali sono punti interconnessi da traiettorie esperienziali.
  • Bordi e continuità: le transizioni tra diversi stati di coscienza avvengono attraverso soglie permeabili ovvero con una continuità esperienziale e non cesure
  • Singolarità e biforcazioni: eventi cognitivi o emotivi critici possono essere modellati come punti di biforcazione, in cui la struttura dell'esperienza si riconfigura.

L'esperienza cosciente è una configurazione concreta, modellata non come contenuto rappresentativo, ma come forma topologica di relazioni: conoscere non è rappresentare, ma configurare relazioni.

Il concetto di meta-topologia pluridimensionale descrive la complessità non lineare dell’esperienza cosciente.

Descrizione topologica della coscienza

La coscienza può essere descritta con figure topologiche e strutture come il nastro di Möbius, il toro, il piano di Klein: superfici non-orientabili, pertanto l’esperienza non è qualcosa che “accade dentro” ma è una configurazione concreta simile a queste strutture che sospendono il dualismo tra interno ed esterno, tra soggetto e oggetto: sono metafore ontologiche e strutture concettuali che spiegano continuità e reversibilità delle transizioni percettive e la stratificazione del tempo mentale.

Così come il bordo del nastro di Möbius non ha interno o esterno, la coscienza è il bordo del mondo in quanto affiora attraverso il corpo: tu sei il modo in cui lo spazio si dà rispetto al tuo corpo tu sei ciò che si dà nel mondo come curvatura relazionale.

In questa visione, la mente non è un’entità “chiusa” o “puntuale”, ma una superficie a più dimensioni, in costante trasformazione: la mente è un sistema di relazioni tra spazi, intensità e pieghe, un “luogo” ma non nel senso geometrico euclideo.

Si conviene che la mente, non è né l’effetto del cervello né un’illusione cognitiva ma una piega del reale, un nodo di curvatura spazio-temporale, è una regione topologica del reale che si struttura in funzione del corpo.

La mente è una struttura dispiegante, non contenuta né interna, ma estensivamente relazionale: è dentro all’intreccio ontologico del reale: ciò che pensiamo come “esperienza” è un nodo topologico in una rete infinita di relazioni.

Il busillis sulla mente e sulla coscienza può trovare una risposta in una rappresentazione topologica della mente tramite strutture topologiche come le superfici multiple connesse, in grado di adattarsi ai mutamenti dell'esperienza che consente il superamento del dualismo cartesiano e il riduzionismo materialista.

Modelli topologici della coscienza

Sia nella fisica, sia nell'arte e in sociologia si è fatto ricorso a modelli per l'analisi di fenomeni complessi e, in particolare, in psicologia si sono mostrati utili modelli di stati mentali relativi a “transizioni improvvise, crisi, innovazioni, emergenze, evoluzioni, ed eventi mentali critici” nelle indagini di 'salti' nello stato mentale​ dove “pieghe, cuspidi, ombelichi, ecc. vanno a rappresentare transizioni quali i momenti di riorganizzazione cognitiva”.

La struttura della mente non si limita a una sola varietà topologica, ma evolve attraverso: metamorfosi, multi-spazialità: la mente è stratificata su livelli diversi di realtà, transizioni qualitative come le cuspidi e la diafarfalla.

Alcuni nuovi modelli svolgono un'analisi qualitativa del comportamento umano: ad esempio la cuspide la cui superficie presenta “le transizioni tra stati stabili in una rete dinamica esperienza-corpo-mondo e le pieghe indicano regioni in cui piccole variazioni nei parametri possono causare cambiamenti improvvisi” e, in particolare, la diafarfalla descrive i vari stati e passaggi tra sogno veglia o trance quest'ultimo modello presenta “una superficie formata da due paraboloidi iperbolici uniti per i vertici, mostra una biforcazione a tre rami” ed è uno dei modelli più interessanti da esplorare in quanto rappresenta una mente in bilico tra tre stati distinti.

  • Transizioni tra stati di coscienza – per esempio, veglia, sogno e trance.
  • Dinamiche psicologiche complesse – come la scelta tra tre opzioni percepite come ugualmente valide.
  • Crisi psicologiche e processi decisionali – quando una persona deve affrontare una decisione difficile e piccoli cambiamenti nei parametri della situazione possono portare a un cambiamento improvviso dello stato mentale.

Applicazione pratica: la mente in stati di stress

Immaginiamo un individuo che sta vivendo un conflitto emotivo: la sua mente potrebbe trovarsi in un punto di equilibrio instabile, a seconda delle influenze esterne o interne (pensieri, emozioni, contesto sociale), potrebbe precipitare rapidamente in uno dei tre stati possibili:

  • Risoluzione positiva → Accettazione e crescita personale.
  • Risoluzione negativa → Stress intenso e blocco emotivo.
  • Risoluzione ambivalente → Oscillazione continua tra i due stati senza una chiara direzione.

Questo modello può essere utile in psicoterapia per comprendere le biforcazioni nei processi decisionali della mente può prevedere i punti critici in cui un piccolo input (una parola, un evento, un ricordo) può portare a un cambiamento drastico di stato.

Il modello della diafarfalla applicato alla mente: rappresenta tre stati psicologici distinti con transizioni improvvise tra di essi.

La superficie della diafarfalla è una struttura tridimensionale con una sella centrale e tre rami che si diramano.

Tre stati mentali rappresentati visivamente su ciascun ramo:

  • Stato di equilibrio (calma, razionalità): una figura umana serena al centro della superficie.
  • Stato di ansia o stress: una figura tesa su uno dei rami, con colori più scuri e forme distorte.
  • Stato di indecisione o conflitto interno: un punto oscillante tra due rami, simboleggiando il dilemma emotivo.

Freccia o movimento tra i rami, mostrano come piccoli stimoli esterni possano far "precipitare" la mente da uno stato all'altro.

Rappresentazione di un processo mentale

Immaginiamo una persona che affronta una decisione difficile, come cambiare lavoro o rimanere in una situazione attuale. Il suo stato mentale può oscillare tra:

  • Serenità iniziale (neutrale, in equilibrio).
  • Stress crescente (pensieri di insicurezza e paura del cambiamento).
  • Decisione finale (può essere un’accettazione positiva del cambiamento o un rifiuto e ritorno alla sicurezza).

Questa illustrazione è utile in psicologia per spiegare come piccoli eventi scatenanti possano portare a cambiamenti improvvisi nello stato mentale di una persona.

Conclusione: la coscienza, la memoria e la mente estetica

I nuovi modelli tentano di cambiare prospettiva e forse, come diceva Manzotti, la coscienza è sempre stata lì, nascosta in bella vista, nel modo in cui una stanza si piega intorno al tuo corpo, nel modo in cui la voce di una persona ti attraversa, nella curvatura affettiva dello spazio che chiami “tu”: accetta che tu sei ciò che si dà nel mondo come curvatura relazionale.


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